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Oggi sono rimasta incantata da un dipinto esposto nella galleria d’arte di un caro amico, Silvano Lodi. Un olio su tela del 2006, dalle dimensioni importanti, intitolato “La venditrice di pietre”. Lo firma Paolo Campa, pittore luganese capace di rappresentare con grande efficacia e squisita sensibilità l’inquietudine del mondo contemporaneo.

L’artista si esprime attraverso figure e volti di straordinaria intensità; dipinge anche squisite composizioni floreali, ispirate al naturalismo contemporaneo. Nei ritratti, come questo di cui vi sto parlando, lo stile diventa più insondabile e sottilmente allusivo.

“La venditrice di pietre”, Paolo Campa, olio su tela – 2006

Per me è stato immediatamente evocativo, perché proprio in questi giorni stiamo preparando un articolo sullo stile Jungalow, che dilaga sulle riviste di settore come tendenza del momento; all’ultimo recente Salone del Mobile di Milano era l’indiscusso protagonista di numerosi allestimenti.

Succede spesso che un’opera d’arte suggerisca uno stile che le ruota attorno, un mood, un’atmosfera. A quel punto, esce dalle gallerie per diventare energia vibrante, fonte d’ispirazione per nuove idee, fino a rispecchiarsi nei colori e nei dettagli un ambiente unico, suggestivo, personale. Si riflette nelle stampe che spaziano da temi naturalistici a texture morbidamente optical, fino a vaghe e imprecisate percezioni etniche.

Sovente si stabilisce di utilizzarle insieme, accostando e mescolando le diverse campiture, come dettano le tendenze contemporanee: è l’armonia dell’imperfezione, l’asimmetria prestabilita, il caos apparente della spontaneità.

Riflettere e pensare a voce alta attorno a quest’opera ha trasformato il pomeriggio di lavoro in una parentesi quasi vacanziera, favorita dalla luce di un caldo pomeriggio d’estate.